LA STORIA DI UN VINO UNICO AL MONDO

Per capire l’importanza della tradizione vitivinicola a Venezia basti pensare che in Piazza San Marco fino al 1100 c’era una vigna. Le prime tracce della viticultura risalgono a oltre 2500 anni fa, e le isole della laguna sono sempre state coltivate, per consentire un minimo di autosufficienza in una laguna dove il 92% della superficie è acqua, e dove anche le piazze venivano coltivate, da questo deriva il nome “Campo”. Venissa nasce nel 2002, quando Gianluca Bisol a Torcello, di fronte alla basilica di Santa Maria Assunta, la più antica Chiesa di Venezia, vede un piccolo vigneto. Incuriosito, conosce Nicoletta, la proprietaria, e comincia a fare delle ricerche storiche ed agronomiche sulla vigne. Da qui la scoperta della grande tradizione vitivinicola delle isole di Venezia che hanno ospitato da sempre molti vigneti, fino al 1966, l’anno della grande acqua alta che ha distrutto le vigne e fatto perdere le tracce di questa tradizione millenaria. Le ricerche agronomiche hanno poi portato alla luce un vitigno autoctono, la Dorona di Venezia, che nel corso dei secoli si è adattato alle condizioni di salinità tipiche della laguna.

Grazie ad un team di agronomi ed esperti conoscitori della laguna, sono state ritrovate nelle isole della Venezia Nativa le ultime 88 piante sopravvissute alla grande acqua alta. Nel corso delle ricerche l’incontro con Gastone, contadino che produceva una piccola produzione di vino per la famiglia, e che in laguna ha portato avanti i metodi di produzione vinicola tipici della tradizione, lunghe macerazioni sulle bucce che donano alla Dorona grande longevità. Da qui Roberto Cipresso e Desiderio Bisol, enologi di Venissa, hanno preso ispirazione per la produzione di questo bianco con il corpo e la struttura di un rosso. Pochi anni dopo il sogno di Gianluca si concretizza, individuando una tenuta nell’isola Mazzorbo, a due passi da Burano nella Venezia Nativa. Un “clos” circondato da mura medievali e con un campanile trecentesco all’interno della vigna. La proprietà, circondata dall’acqua su tre dei quattro lati, è attraversata da un canale e ospita una peschiera. Una condizione limite, che ha portato gli agronomi a sconsigliare l’impianto della vite visti gli alti contenuti di sodio nel terreno.

Nonostante questo, e nonostante il rischio di possibili acque alte che potrebbero distruggere la vigna, come già successo nel 1966, Gianluca Bisol decide di ripiantare l’antico vitigno, forte della storia della tenuta che ospita la vite dal 1300 e dall’800 era una cantina che ha continuato a produrre vino fino all’acqua alta del 1966. Augusto Scarpa, proprietario della cantina a cavallo del 1900, è stato uno dei primi enologi italiani, diplomato nel 1901 a Conegliano. Nel 2010 arriva la prima vendemmia, una produzione di 4880 bottiglie che riporta la Dorona di Venezia nelle più importanti cantine di tutto il mondo. Negli anni a seguire il vino, anche grazie al crescente interesse per i vini macerati che si verifica negli anni a seguire, diventa un cult e arriva a scalare le più importanti classifiche del settore. La mineralità e il forte richiamo al terroir iodato della Venezia Nativa sono le note che appassionano gli amanti del vino. Nel 2011 nasce anche il Rosso Venissa, prodotto da una vigna di Merlot e Cabernet Sauvignon nella vicina isola di Santa Cristina, dallo stesso vigneto con l’annata 2013 nasce anche il Rosso Venusa.

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